Roviano, il Comune

Comune di Roviano - StemmaLa caduta dell’impero romano d’Occidente segnò un inesorabile declino per tutta la valle. Roviano, vicina all’antica via di comunicazione Tiburtina subì le continue incursioni di eserciti stranieri, fra cui gli Svevi.

Nell’epoca degli incastellamenti e delle guerre fra nobili e feudatari locali, anche Roviano divenne “castellum” e ai secoli X-XI risale la fondazione del nucleo abitativo più antico, circondato dalle fortificazioni (Roviano è menzionato come castellum nel 997 nel Regesto Sublacense).

Questo centro storico si sviluppa lungo il colle per linee concentriche intersecate da viuzze ed è delimitato a nord-ovest dalla Porta Scaramuccia.

Fra i monumenti d’interesse storico-artistico a Roviano, oltre al castello, troviamo: Porta Scaramuccia, in stile gotico, costruita nella seconda metà del XIV secolo, e situata alla fine dello stradone dei “Toti”. Di fronte al castello si erge la chiesa di S. Giovanni Battista decollato, ampliata a più; riprese tra il 1606 e il 1709, ma di cui si hanno notizie già nel XIII secolo. A una navata, comprende cinque altari e presenta una facciata barocca. Custodisce inoltre le spoglie di S. Fortunato martire.

Uscendo dall’abitato, si incontrano: il Castrum Rubianelli, ruderi di Roviano, situati a circa un chilometro dal paese in direzione ovest. L’antico abitato venne distrutto verso la fine del XVI secolo da Muzio Colonna, in quanto secondo la ragione ufficiale era divenuto covo di briganti e malfattori. Altro monumento è la chiesa e romitorio di S. Maria dell’Oliva, presso il bivio d’ingresso sulla Tiburtina Valeria, le cui prime notizie risalgono all’867. Nel 1223 la chiesa fu donata a S. Francesco durante una sua visita al Sacro Speco. Nel 1653 il convento fu chiuso, passò nel 1817 ai Colonna di Sciarra e infine fu acquistato dal Comune.

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ALTRI LINK UTILI:
Pro loco: http://www.prolocoroviano.it
Associazione pescatori Roviano: http://www.ass-pescatori-roviano.it

APPROFONDIMENTI

La festa patronale di Roviano è dedicata a S. Giovanni Battista decollato, capita il 29 agosto ed è la più antica del paese. Dopo anni di abbandono, in cui è stata messa in secondo piano da quella del Nome di Maria, la festa patronale è tornata in auge con la ripresa dell’attività della confraternita di San Giovanni e l’organizzazione di antichi riti, quali la pantagruelica cena in piazza, detta “La Panarda” e il falò con la “Pupazza”.

Della panarda (il cui nome deriva dal ciociaro: “appanardare”, preparare cose buone da mangiare) si hanno notizie fin dal XVI secolo.

Era uso che il festarolo, il quale portava in processione la statuetta d’argento del santo, preparasse un pranzo per tutta la comunità, i cui fondi venivano raccolti da un’apposita fratellanza che curava tutte le manifestazioni civili e religiose della festa (oggi oltre alla confraternita, vi è un apposito Comitato dei festeggiamenti ad occuparsi dell’organizzazione).

Così dopo la prima falciatura si mettevano a pascolare per l’ingrasso un bue e un vitello che sarebbero poi stati consumati durante il pasto.

La festa in passato era molto sentita ma vissuta privatamente, solo a livello dei festaroli. Invece da quando è stata ripresa in tempi moderni la festa è divenuta occasione di svago per tutti, anche per i turisti, tanto che anche da fuori si usa dire “J’amo a facce na panarda”, cioè andiamoci a fare una grande mangiata insieme.

Oltre alla festa patronale del 29 agosto, che offre l’occasione di gustare la cena in piazza, di antiche origini, e assistere al rito di bruciare la pupazza, il turista può divertirsi anche in altre occasioni, con altre cibarie e altri fantocci.

Benché non goda della popolarità che vantano le grandi mascherate e sfilate note in tutta Italia, il Carnevale in Valle dell’Aniene può offrire una certa attrattiva, in quanto gli aspetti legati agli antichi significati, come la dissacrazione dell’ordine costituito, lo sfogo di desideri repressi, la licenziosità, l’ironia beffarda, sono presenti come residui, da cogliere fra le pieghe di manifestazioni organizzate centralmente da pro loco e associazioni turistiche.

Così anche a Roviano è possibile assistere all’allestimento e sfilata di carri allegorici e pupazze di cartapesta, con didascalie graffianti sugli amministratori. Le sfilate si svolgono di solito il sabato e martedì grasso.

In passato il carnevale si svolgeva secondo diverse modalità: per 20 giorni, di domenica, gruppi di giovani giravano per le vie del paese andando di casa in casa mascherati, ballando e recitando. L’ultima settimana si svolgeva la cosiddetta ‘Carnavalata’, una messinscena ritualizzata di scherno nei confronti dei possidenti locali.

Il Carnevale è molto sentito dai Rovianesi tanto che durante le sfilate è ormai tradizione assistere al canto di un ‘inno al carnevale’, scritto in dialetto dai soci della pro loco sulla musica del più noto carnevale di Tivoli. Quest’ultimo insieme alla mascherata di Riofreddo e al carnevale di Subiaco, offre nella Valle dell’Aniene, le manifestazioni più interessanti a cui partecipare in questo periodo.

La scopa entra nel rituale di una importante festa che si tiene a Roviano l’ultima domenica di agosto: la “Sagra de Ju Salavaticu”. Questa festa celebra la civiltà contadina in diversi aspetti e ne ricorda salienti momenti di vita quotidiana, fra cui la battitura dell’orzo, l’attaccatura delle scope, la preparazione di frittelle, che danno il nome alla festa.

La mattina nella piazza principale si stendono in terra ampi teloni su cui si mettono i covoni d’orzo che i battitori riducono in paglia.

In un altro angolo della piazza altri contadini preparano le scope: si prende un mazzo di fusti di melica, con una corda attaccata per un capo ad un albero si fanno alcuni giri intorno al mazzo, dove finisce la chioma. Poi con un chiodo ed un giunco si eseguono una serie di ‘attaccature’ che creano la scopa ed il suo manico.

All’ora del pranzo arrivano le donne in costume portando le vivande nei canestri, e fra esse i ‘salavatichi’: focaccette fatte con un impasto di farina, acqua, sale, aromatizzato con la mentuccia e fritto in olio. Ai nostri giorni, la sagra prevede la distribuzione pomeridiana delle frittelle insieme a un bicchiere di vino, stands allestiti in piazza e intrattenimento musicale.

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